Recensione Tropico 3

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Ale_talla
view post Posted on 26/11/2009, 20:12




“Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi”. Così scriveva George Orwell nel suo masterpiece “1984”, raccontando il celebre Grande Fratello (quello vero, non la storpiatura televisiva del ventunesimo secolo). Il Grande Fratello, in Tropico 3, è il giocatore. Nei panni di un dittatore in un governo totalitario di una sperduta isola paradisiaca, sia chiaro.
L’interessante serie per intraprendenti comandanti torna sui nostri PC con il terzo capitolo, scendendo dalle poco azzeccate navi piratesche e sbarcando nuovamente sulle assolate spiagge tropicali. Un semplice ritorno al passato?

Bentornati, Presidenti!
Cos’è Tropico? E’ un gestionale atipico, un gioco che richiede diverse abilità manageriali spaziando dal controllo delle finanze, alla costruzione degli edifici fino al dialogo con il popolo.
Chi si era perso il primo episodio, sappia che questa nuova incarnazione deve molto a quel predecessore, poiché ne eredita ambientazione e filosofia di gioco provando a rinnovare alcuni aspetti a nove anni di distanza.
La prima cosa che dovete assimilare è che il vostro alter ego è un Presidente. La provenienza sociale, culturale e politica la decidete voi, ma qualunque sia scelta questa non influirà sul modo totalitaristico e dittatoriale con cui svolgerete il vostro lavoro.
Il primo evidente cambiamento è la schermata di creazione del Presidente: se non volete partorirne uno da zero, potete ricorrere ad un range di candidati molto più corposo che in passato, naturalmente ispirato a personaggi storici realmente esistiti. In caso contrario le opzioni di caratterizzazione sono nuovamente tantissime, soprattutto per quanto riguarda i pregi e i difetti.
Il vostro dittatore avrà molte qualità ma allo stesso tempo soffrirà di alcuni gravi vizi o carenze. Un governatore ubriaco o donnaiolo, ad esempio, non può essere visto di buon occhio dalla frangia (molto corposa) di religiosi dell’isola, così come un ignorante verrà contestato dagli intellettuali e dai cittadini più colti.
Una volta costruita la vostra malvagia e carismatica personalità, è il momento di scendere in strada e dar vita ad un piccolo ma prosperoso staterello. La difficoltà, diciamolo subito, è ancora elevata e scoprire e sfruttare al meglio ogni possibilità fornita dalla profonda interfaccia richiede diverse ore di pratica e sperimentazione, facilmente spendibili peraltro nella modalità libera. In realtà a darci una mano in Tropico 3 esordisce un aiutante a cui il giocatore meno scafato potrà chiedere consiglio in ogni momento. Sarà lui a suggerire la prossima mossa, che si tratti di costruire un edificio oppure emanare un editto per il popolo, e poi starà a voi decidere se seguire quanto proposto o prendere altre strade.
L’interfaccia è costruita per avere a portata di click la situazione aggiornata di ogni aspetto governativo, che si tratti del bilancio economico, della crescita demografica, oppure del rapporto con Stati Uniti e Russia, aspetto questo da gestire con una cauta ed efficace diplomazia per continuare a ricevere ingenti aiuti economici (magari in cambio di una piccola base militare, perché no).
La mappa in basso a sinistra offre una panoramica completa della conformazione territoriale dell’isola, quanto mai utile per avere la percezione delle zone su cui andare a estendere il tratto urbano.
Ogni costruzione in Tropico 3 prevede una microgestione molto importante ed è funzionale all’intera isola. Chiedere un affitto troppo elevato per un appartamento in un palazzo popolare, ad esempio, comporta che il cittadino medio preferirà stabilirsi in baracche di fortuna per non sperperare il suo già basso stipendio. Insomma, come avrete capito, l’edificazione è solo il primo passo verso l’obiettivo da raggiungere, a cui dovranno seguire attenti ed oculati controlli, oggi più facili grazie ad un'interfaccia più snella e chiara.
Un’altra microgestione introdotta dagli sviluppatori è quella legata direttamente al Presidente: in qualunque momento possiamo far uscire il nostro alter-ego dal suo sfarzoso palazzo e mischiarlo al popolo per pronunciare qualche importante discorso o semplicemente visitare una nuova costruzione. Questo aspetto, potenzialmente molto interessante, non è stato però approfondito a dovere, rivelandosi più una possibilità che un comportamento chiave per il successo così come ci saremmo aspettati. Se vogliamo, questo piccolo difetto riflette bene ciò che è a conti fatti Tropico 3: un'ottima revisione del primo episodio con qualche piccola aggiunta e miglioramento qua e là, ma di sicuro privo di sostanziali rivoluzioni al gameplay. Non che questo sia per forza un male, intendiamoci, ma dopo otto anni siamo sicuri che gli appassionati si sarebbero aspettati di più.
Fortunatamente non è cambiato neanche il carisma che permea l’intera produzione: che scegliate di buttarvi nella corposa campagna o sfidiate gli obiettivi più generali della modalità libera, è sempre uno spasso vedere le conseguenze che porta ogni piccola decisione, osservare il comportamento giornaliero di un operaio, oppure deridere gli spassosi e impacciati turisti obesi che invaderanno le meravigliose spiagge.
Insomma, pur senza sorprendere con innovazioni clamorose, la serie Tropico torna con tutti i suoi pregi ed è pronta a regalare diverse ore di gioco a chi saprà spulciare anche i più fini e celati tocchi di classe, magari partendo dalle 15 varie e divertenti missioni che compongono la campagna principale e garantiscono da sole una longevità tendenzialmente alta.

Cartoline tropicali e Presidenti globalizzati
Il primo Tropico era spinto da un motore grafico decisamente pesante; i requisiti minimi erano piuttosto elevati a causa di un’ottimizzazione non proprio riuscita. Di acqua da allora ne è passata sotto i ponti e oggi fortunatamente la situazione è migliore. Pur non brillando e ricordando da vicino il capostipite, visivamente ci troviamo di fronte ad un titolo ora totalmente in 3D, discretamente dettagliato e animato a sufficienza, con qualche bell’effetto e soprattutto dalle richieste non esagerate, così come ci si aspetta da un gestionale. Insomma, per farla breve, un Dual Core con una scheda video di fascia media bastano e avanzano per spingere tutto al massimo dettaglio senza avere rallentamenti.
Sul fronte del sonoro replicare le splendide musichette di sottofondo che rendevano magica l’atmosfera del primo episodio non era facile, ed è quindi con gioia che troviamo le stesse melodie latino-americane che tanto si addicono ad un’isola tropicale. Non mancano neanche le voci con cui i cittadini salutano il loro Presidente e altre piccole frasi legate alla situazione di gioco.
Il multiplayer, aspetto a dire la verità non fondamentale in un titolo orientato prettamente al single player come Tropico 3, trova la sua ragion d’essere anche in questo caso grazie alla possibilità di interagire con altri giocatori per scambiarsi situazioni di gioco e scenari. Nulla di trascendentale, però è indubbiamente un valore aggiunto.

Hardware
Requisiti minimi
Processore: Core 2 Duo 2.0 GHz
Scheda video: Ati Radeon X1600 o NVidia GeForce equivalente
RAM: 1 GB
Hard Disk: 5 GB

Requisiti consigliati
Processore: Core 2 Duo
Scheda video: Ati Radeon HD4850 o NVidia GeForce equivalente
RAM: 2 GB
Hard Disk: 5 GB

Commento Finale
Tropico 3 è la perfetta dimostrazione di come un videogioco di qualità, con le giuste implementazioni, possa risultare attuale e godibile anche a otto anni di distanza dalla sua prima incarnazione. I Kalypso hanno saputo trarre il meglio dallo storico capostipite della serie e hanno modernizzato ed approfondito pochi ma significativi aspetti, come la microgestione del Presidente, pur non rivoluzionando nulla. Se cercate un gestionale appassionante, divertente, sfacciato e longevo questo è il gioco che fa per voi. A costo, però, di dedicargli l’attenzione che merita, perché il livello di sfida è sempre alto, nonostante l’introduzione degli aiuti a video. Promosso.

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